Si è tenuta oggi al Senato la conferenza stampa “Ambiente e animali in Costituzione. Dalla vittoria all’applicazione dei nuovi principi costituzionali” per presentare l’ampiezza della riforma “green” della Costituzione.
Anche Greenaccord Onlus era presente perché ha appoggiato l’iter parlamentare, insieme alla Fondazione Univerde e altre associazioni, con una grande campagna social e una raccolta firme su change.org che ha totalizzato 75.000 adesioni. Il risultato, pertanto, ha trovato entusiasti i soci Greenaccord, perché – come dichiara il presidente Alfonso Cauteruccio – «finalmente l’ambiente viene riconosciuto come bene autonomo e come valore costituzionalmente protetto. Nell’ottica della Laudato si’, colpisce il riferimento all’interesse delle generazioni future che potrà dare ampiezza e visione lungimirante ai provvedimenti legislativi che il legislatore dovrà emanare».
“La tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi” è stata inserita nella Carta costituzionale poiché il disegno di legge di riforma costituzionale ha concluso il suo iter l’8 febbraio scorso, avendo ottenuto l’approvazione sia della Camera che del Senato, come previsto per le riforme della Costituzione.
Le modifiche, approvate sia dalla Camera che dal Senato, riguardano gli artt. 9 e 41. L’art.9 rientra tra i principi fondamentali. Composto originariamente da due commi, con la riforma ne ottiene un terzo, che afferma che la Repubblica “tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali”. L’articolo 41, invece, si trova nella parte dedicata ai “diritti e doveri dei cittadini”, nel titolo III, rubricato “rapporti economici”. La riforma prevede l’introduzione di alcuni “incisi”. Pertanto, l’iniziativa economica non può svolgersi arrecando danno “alla salute, all’ambiente”. L’attività economica pubblica e privata dovrà essere indirizzata e coordinata a fini sociali “e ambientali”. «Ora il Governo deve farsi carico di quest’obbligo costituzionale e superare le timidezze e le contraddizioni che hanno contraddistinto fino ad oggi la cosiddetta transizione ecologica – afferma Andrea Masullo, direttore scientifico Greenaccord -. È necessario definire con chiarezza contenuti e tempi del punto di arrivo di questa transizione fino ad oggi sfumati nella nebbia di troppi interessi. Comprendo e condivido che la transizione debba avvenire progressivamente, mantenendo un equilibrio fra i settori e le pratiche da dismettere e quelle che andranno a sostituirle. Ma ciò non deve essere un alibi per continuare ad investire nelle prime trascurando le seconde, come purtroppo sta avvenendo».
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