Roma, 26 novembre 2015 – “I cambiamenti climatici producono sull’umanità effetti comparabili a centinaia di bombe atomiche che esplodono al rallentatore: noi le stiamo sganciando, ma gli effetti ricadranno sui nostri figli, nipoti e pronipoti”. Il monito di scienziati e giornalisti che Greenaccord ha riunito a Rieti per un forum internazionale (“Clima, ultima chiamata”) alla vigilia della conferenza parigina dedicata proprio ai mutamenti del clima, è stato oggi inviato dal presidente Alfonso Cauteruccio e dal direttore scientifico Andrea Masullo al presidente del Consiglio Matteo Renzi e a Gian Luca Galletti, ministro dell’Ambiente.
Il documento finale è stato altresì inviato ai presidenti di Camera e Senato.
“Nei tre giorni di Rieti – spiega Cauteruccio – un serrato confronto fra scienziati e giornalisti che in diversi Paesi del mondo si occupano di ambiente, ci ha confermato come a Parigi sia davvero in gioco il futuro dell’umanità. Il nostro auspicio è che la COP21 segni un punto di svolta nelle relazioni internazionali, nella politica, nell’economia e nella finanza”. “Nessuno – aggiunge Masullo – nella casa comune che è il nostro pianeta pensi di potersi sentire al sicuro, chiuso nella sua bella stanza ordinata, senza adoperarsi per consolidare le fondamenta che scricchiolano perché se la casa crolla a poco gli serviranno le ricchezze che può avervi accumulato”.
Uno fra gli scienziati presenti a Rieti, il tedesco John Schellnhuber, fondatore e direttore del Postdam Institute for Climate impact research, considerato uno fra gli scienziati più combattivi sulle questioni del riscaldamento globale, ha ricordato che se non si invertono le scelte la nostra civiltà, sviluppata anche grazie a 11 mila anni di stabilità climatica, rischia di terminare nell’arco di 300 anni. Il polacco Zbigniew Kundzewicz, capo del Dipartimento clima presso l’Accademia delle Scienze a Poznan ha ricordato come se oggi un miliardo di persone non ha accesso ad acque potabili sicure, nel 2025 questa sarà la realtà di 2,5 miliardi di esseri umani. E l’indiano Jairam Ramesh, già ministro dell’Ambiente, ha sottolineato il dramma di 300 milioni di indiani abitanti in aree costiere a rischio sommersione oltre ai 500 milioni di persone che dipendono dall’acqua dei ghiacciai dell’Himalaia in fase di scioglimento.
“Anche da Rieti – conclude Cauteruccio – è partito un appello affinché la classe politica tenga conto di questi allarmi e si assuma responsabilità non più rinviabili”.