Intervista a Michele Odorizzi, presidente di EDUCA
– Presidente, le chiediamo un bilancio di questa 5′ edizione di EDUCA
Abbiamo avuto la conferma che EDUCA è un appuntamento atteso: sono ormai molti gli insegnanti, gli educatori e i genitori che lo hanno assunto a riferimento come spazio di incontro e riflessione che permette loro, non solo di aggiornare l’agenda dei temi e gli strumenti, ma anche di alimentare e rinnovare la motivazione e la passione.
Se in tempi di crisi occorre trovare il discrimine tra le cose che si tengono e quelli che si lasciano, tra quelle utili e quelle superflue, allora le persone ci stanno dicendo che EDUCA ha senso non solo nella rappresentazione, ma anche nel vissuto quotidiano. E questa utilità non riguarda solo i singoli, ma anche le molte organizzazioni che partecipano alla costruzione del programma, penso alle ACLI, ad Age, alla cooperazione nazionale e locale, per dirne soltanto alcune. Si tratta di opportunità plurime, da un lato le organizzazioni hanno la possibilità di perseguire la propria mission ribadendo la centralità della questione educativa, dall’altro mettersi in gioco in un contesto che propone linguaggi e approcci inediti, risulta generativo perchè le spinge a trattare elementi fondanti del loro agire in modo nuovo.
L’interesse di queste organizzazioni si traduce anche nella richiesta/desiderio di portare EDUCA nei loro territori, come è stato per le delegazioni toscane e napoletane venute quest’anno a Rovereto. Con loro e con i partner nazionali stiamo costruendo la nuova e più ampia prospettiva che vedrà EDUCA in diverse città italiane. Non si tratta solo di portare un evento, ma il metodo di costruzione dal basso di EDUCA. Con noi avremo dei doni da dare alle comunità che incontreremo come lo spettacolo “Orizzonti nelle mani” che mette in scena le domande e i dubbi, ma anche le possibili soluzioni trovate dai giovani per il loro futuro professionale. E ancora l progetto sui “Maestri dell’educazione” curato dal filosofo Roberto Mancini che vuole riscoprire la storia e la testimonianza di chi ha saputo trovare inedite chiavi di lettura del mondo, modi di guardare la realtà e costruire il futuro che ci possono aiutare ancor oggi. Porteremo anche le esperienze e il metodo delle Officine dell’educazione, i percorsi che tra il 2011 e il 2012 hanno coinvolto centinaia di famiglie e di giovani confermandoci che la partecipazione e il confronto si costruiscono dando continuità al dialogo.
– Il Trentino e’ delle zone d’Italia a più alta densità’ cooperativa. Come si costruisce questa sensibilità nei giovani?
In Trentino la cooperazione è pratica comune: la si vede e la si vive fin da quando si nasce. La cooperazione è così diffusa e presente nel quotidiano di ogni persona che è divenuta elemento della costituzione materiale di questa terra. Perciò la “sensibilità cooperativa” è il risultato di una ragione strutturale a sua volta frutto della storia del Trentino; in altri termini la diffusione della cooperazione consente di farne percepire quotidianamente la distintività, l’utilità e la praticabilità. Detto questo c’è anche lo strumento formativo che spiega i modi attraverso i quali le cooperative si amministrano, a cosa servono e di quali valori sono portatrici. E questa formazione viene fatta nelle scuole, ma continua poi nel tempo perchè si rivolge ai 5500 amministratori delle cooperative e ai 230 mila soci.
– Il fenomeno cooperativo e’ un possibile strumento di uscita dalla crisi?
Non c’è dubbio: la cooperazione è un antitodoto alle ragioni che hanno determinato questa crisi. Si dice che la crisi che stiamo vivendo non sia solo economica, ma strutturale, culturale e antropologica; ebbene la cooperazione rappresenta l’opposto dei valori di riferimento e di pratica di quelli che sono all’origine del fallimento cui oggi assistiamo. La cooperazione è quindi se non lo strumento di uscita dalla crisi, sicuramente il modo per sopravviverle. Non va negato però che la cooperazione vive negli stessi contesti in cui questa crisi è maturata ed è fatta dalle stesse persone che compongono le comunità naturali, ma Il tratto cooperativo che contraddistingue il modo in cui le persone sono tra di loro e partecipano alla costruzione del bene comune, alla fine prevale, magari con fatica e in mezzo a spinte contraddittorie. Non possiamo quindi negare che l’individualismo che ha caratterizzato questo tempo abbia per certi aspetti toccato anche la cooperazione, ma è stato da molti moderato e arginato e le cooperative che sono state usate in modo opportunistico sono quelle che oggi stanno faticando di più..
– Sensibilità ambientale: qual e’il ruolo degli per accrescere l’opinione pubblica?
Magari in questa edizione di EDUCA la questione ambientale non è stata messa al centro come è invece accaduto negli anni passati, ma non significa che l’importanza e l’attenzione siano calate. Tutta’altro! Le casse di risonanza vanno costruite e l’educazione è la costruzione delle precondizioni di un’opinione pubblica attenta e sensibile. E non si tratta di dare informazioni, ma di educare. Senza l’educazione non ci sarà mai un vero accoglimento dei temi ambientali.
Ufficio Stampa GreenaccordThe text is available only in Italian