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CS – Webinar – La cura del creato come antidoto alle ecomafie- 1 settembre 2022

Il comunicato stampa e i materiali relativi al webinar organizzato in occasione della XVII Giornata nazionale per la Custodia del Creato

Comunicato stampa 1                                                                                                      Roma, 5 settembre 2022

La cura del creato come antidoto alle ecomafie

Il webinar di Greenaccord Onlus, valevole come corso di formazione per giornalisti, si è svolto online il primo settembre in collaborazione con il settimanale diocesano L’Avvenire di Calabria e con l’Arcidiocesi di Reggio Calabria-Bova. In occasione della XII Giornata nazionale per la custodia del creato

«Abbiamo perpetrato uno sfruttamento inverecondo, che tocca non solo la creazione, ma tocca soprattutto le persone che la abitano». Ha aperto così Fortunato Morrone, arcivescovo di Reggio Calabria-Bova, il webinar “La cura del creato come antidoto alle ecomafie”, organizzato l’1 settembre da Greenaccord Onlus, in collaborazione con il settimanale diocesano L’Avvenire di Calabria, in occasione del 1° settembre, XII Giornata nazionale per la custodia del creato. Il vescovo, quindi, ha richiamato alla responsabilità di tutti di essere custodi del creato. Un appello particolare alla sessantina di giornalisti accreditati, affinché il loro lavoro sia «creativo, costruttivo, etico e, soprattutto, critico, al fine di un’informazione che formi le coscienze».

CS – La cura del creato come antidoto alle ecomafie

Per Alfonso Cauteruccio, presidente Greenaccord onlus: «La parola antidoto richiama il veleno. E infatti noi ci lasciamo avvelenare da queste realtà delle mafie. La cura è il vero antidoto. Cura significa abitare i luoghi, perché l’indifferenza, la non curanza sono il brodo vitale delle mafie di ogni tipo. Dobbiamo ritornare alla bellezza, che ci migliora, ci rende meno aggressivi, più capaci di relazione, e la natura non fa che rivelarci la bellezza in ogni sua forma. Nell’enciclica Laudato si’ di papa Francesco la parola bellezza è richiamata 29 volte, a significare quanto essa sia una necessità».

Il saluto delle quasi 200 testate della Federazione italiana settimanali cattolici (Fisc) è stato portato dal presidente Mauro Ungaro, che ha ricordato come l’attenzione alla problematica ecologica e alla denuncia contro i reati stia aumentando presso i settimanali, a partire proprio dall’Avvenire di Calabria che ha portato alla ribalta diversi temi “scottanti”.

Un pensiero anche da Tarso, in Turchia, da parte di Giuliano Savina, direttore Ufficio Ecumenismo e Dialogo interreligioso della Cei, che lì partecipa alla riunione del Consiglio Ecumenico delle Chiese: «Il tema del creato è molto caro alle Chiese cristiane, in particolare a quelle ortodosse. Ai giornalisti dico che nell’aggiornamento della loro formazione, sia caro il tema ecumenico e si presti attenzione alla custodia del creato quale tema profetico dove le Chiese manifestano la gioia di collaborare. Questo riguarda anche il tema dell’ecomafia, perché non c’è solo lo sfruttamento della terra, ma anche lo sfruttamento delle persone, e di solito questo sfruttamento incide sulle persone che vengono da mondi diversi, e professano fedi diverse. Sta nell’accoglienza il cammino della pace, della giustizia e della custodia del creato».

Ha parlato di «mimetismo strumentale di tipo criminale» Antonio Pergolizzi, analista ambientale, esperto di ecomafie e corruzione, membro dell’Osservatorio anti mafie della Regione Umbria: «Le mafie sono parte del problema, ma non lo esauriscono. Bisogna indagare meglio la scena del crimine. L’economia lineare ha in qualche modo garantito una certa forma di benessere materiale, ma essa non rispetta la rigenerazione delle risorse naturali. Si basa su una sorta di razionalità che fa a meno dell’etica, senza curarsi dei pericoli collettivi, dei costi sociali e ambientali. Il crimine ambientale non è nient’altro che un’esasperazione violenta di un meccanismo di crescita già predatorio. L’altra questione è il sistema di diritto che ha favorito l’economia, sacrificando la tutela dei beni ambientali. I delitti ambientali molto gravi sono presi in considerazione dal nostro Codice penale solo dal 2015. Il tratto specifico dell’ecocrimine e della sua variante ecomafiosa è quello di trovare facilmente spazio nella terra di mezzo, nell’ambiguità e indeterminatezza delle regole, nell’inefficienza del sistema legale, nei deficit infrastrutturali e nei suoi fallimenti dei mercati. In molti casi, non serve nemmeno far ricorso all’illecito».

Alberto Cisterna, magistrato presso la Corte d’Appello di Roma: «A generare la presenza delle organizzazioni criminali è la forte domanda di illegalità le cui ragioni storiche sono spesso ignorate. Perché, per esempio, nel settore del trattamento dei rifiuti si è sviluppata una così potente domanda di illegalità che ha portato le organizzazioni malavitose ad occuparsene? Su questo dovrebbero indagare i giornalisti»

Per Daniela Musarella e Annamaria De Luca, rispettivamente dirigente scolastico dell’Istituto superiore “Augusto Righi” di Reggio Calabria, e dell’Istituto comprensivo Fuscaldo, nella provincia di Cosenza: «Le scuole dopo la famiglia, rappresentano le principali comunità educative. Dobbiamo formare i ragazzi ispirandoci a quei valori di solidarietà, giustizia e pace, che faranno di loro i futuri cittadini. La giornata nazionale qui nella nostra diocesi il 17 settembre. Papa Francesco ci esorta ad avere cura della casa comune, altrimenti rischiamo l’annientamento. Per le scuole la sfida è l’educazione all’ecologia».

Marco Birolini, giornalista di Avvenire, ha descritto la difficoltà per i giornalisti di seguire un’inchiesta ambientale. «Chi sono i trafficanti di veleni? Personaggi al limite, sospesi tra legale e illegale, tra verità e menzogna. Abituati a mettere lo sporco sotto il tappeto per conto di chi non vuole sporcarsi le mani. Raccontarli si può, si deve, non con il comunicato di 20 righe che inviano le forze dell’ordine, ma da quel comunicato si deve iniziare a scavare. Sentendo le fonti, anche anonime, e studiando i documenti. Per tentare di arrivare a verità non dette, taciute perché scomode. Il segreto? Non c’è. Per indagare servono i ferri del mestiere: fare domande, prendere appunti, cercare riscontri. E sapere che, se farai così, non farai carriera e non avrai tanti amici. Anzi, il rischio è di passare per matto, per visionario, ed essere continuamente sottoposto a pressioni».

Infine, “l’agricoltura di relazione”, sperimentata dalla comunità Vazapp con l’iniziativa Contadinner. «Siamo una realtà in un territorio molto difficile, in provincia di Foggia, territorio considerato terra di mafia – ha raccontato Giuseppe Savino, presidente della società cooperativa Terra Terra -. Il mondo dell’agricoltura non viene ascoltato; lo so perché io stesso sono un contadino. Per parlare di agricoltura, devi far parlare gli agricoltori. L’80-90% di chi qui lavorava la terra se n’è andato, ma non fa notizia, fa notizia invece il 10% che ritorna. Ma andarsene per uno come me significa abbandonare 20mila ettari di terra e dimenticare la storia di tre generazioni. Dalla presa di consapevolezza che il primo bisogno degli agricoltori sono le relazioni, è nata Contadinner, un format di ascolto dove gli agricoltori possono dire tutto quello che pensano. Arrivano da tutte le parti d’Italia. Ci ritroviamo nelle masserie. Nascono collaborazioni, filiere e, soprattutto, amicizie…». Moderazione di Luisella Meozzi, presidente di Greenaccord Emilia Romagna.

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Programma

Abstract Relatori

Presentazioni

Giuseppe Savino, Il greentech alla sfida del futuro

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