“Un accordo globale per la tutela del paesaggio contro i cambiamenti climatici”
A proporlo, gli esperti intervenuti alla prima giornata di lavori del 15° Forum internazionale di giornalismo ambientale organizzato a San Miniato dall’associazione Greenaccord e dalla Regione Toscana. Obiettivo: riunire tutte le convenzioni internazionali in un unico atto vincolante per gli Stati e basato sull’esperienza delle comunità locali.
San Miniato (PI), 7 marzo 2019 – “Promuovere un nuovo accordo globale sull’approccio al paesaggio per trovare soluzioni al cambiamento climatico”. L’obiettivo è stato tracciato dagli esperti intervenuti alla prima giornata di lavori del 15° Forum Internazionale Greenaccord dell’informazione per la Salvaguardia della Natura dal titolo “Il respiro della terra: le foreste”, organizzato a San Miniato in collaborazione con la Regione Toscana. Un accordo che superi e integri tutte le convenzioni ambientali in un unico atto che impegni gli Stati sovrani ad imprimere una rivoluzione copernicana che metta le tematiche ambientali al centro delle scelte politiche.
“Ogni azione che adottiamo genera la possibilità di creare disuguaglianze o al contrario di colmarle” ha spiegato Salina Abraham, coordinatrice del Global Landscapes Forum dell’Eritrea. “È per questo che devono esistere diritti inalienabili come il diritto alla terra e alla sua gestione sostenibile o il diritto all’acqua pulita”. Per realizzare questi impegni occorre investire “sul futuro della terra facendo leva sulle nuove generazioni che sono la nostra ultima opportunità” ha detto l’ambientalista eritrea. “Nella nostra rete contiamo più di 50mila giovani attivisti che hanno mobilitato milioni di persone in tutto il mondo che conoscono l’importanza della piantumazione degli alberi giusti nel posto giusto. Noi non piantiamo solo alberi, piantiamo cambiamento e futuro per le nostre comunità e in questo modo piantiamo nuova speranza”.
Agricoltura, biodiversità ma anche attività di conservazione e prevenzione. Un compito che in Italia viene svolto dall’Arma dei Carabinieri. Come spiegato dal generale Davide De Laurentis, vice comandante delle unità Forestali Ambientali Agroalimentari, “parlare di problematiche ambientali significa porre l’attenzione sullo stile dei consumi e sui modelli di sviluppo attuali che vanno rivisti. Serve una rivoluzione copernicana capace di inserire all’interno del calcolo dello sviluppo dei Paesi il valore capitale naturale conservato”. In Italia, ha ricordato il generale dell’Arma, “rappresentiamo un presidio della legalità per evitare la distruzione della biodiversità. Lo facciamo attraverso il controllo del territorio e l’attività di prevenzione e repressione dei reati ambientali e delle connesse alterazioni degli habitat”. Spesso il rispetto della legalità non basta per far crescere la consapevolezza di un comportamento responsabile nei cittadini e per questo accanto all’attività repressiva e al controllo “occorre affiancare un approccio di accompagnamento ai comportamenti virtuosi che cambino l’approccio al paesaggio e all’ambiente in tutti i cittadini”.
All’attività di comando e controllo messa in atto dalle istituzioni si affianca il lavoro di certificazione, intesa come procedura per verificare e assicurare che i prodotti forestali siano tracciati lungo tutta la filiera di trasformazione. A spiegare questa procedura è stato Mauro Masiero, ricercatore del dipartimento territorio e sistemi agroforestali dell’Università di Padova. “Secondo i dati ufficiali più di tre milioni di ettari di foreste ogni anno vengono perduti. La deforestazione è dovuto ad un’azione antropica, alla malagestione delle foreste, a fattori naturali o a cambiamenti di soprassuolo”. Da questo punto di vista “l’estrazione di legno non è l’unico elemento di criticità anche se sappiamo che la dimensione di illegalità, taglio e commercio di legno è valutato tra il 15% e il 30% del legno presente sul mercato”.
Per Douglas McGuire, coordinatore tutela e ripristino della Foresta e del Paesaggio della Fao, “la deforestazione è la seconda causa di cambiamento climatico dopo i combustibili fossili. Basta considerare i due miliardi di CO2 che ogni anno vengono assorbite dagli alberi che diventano un deposito di carbonio”. Ma il cambiamento climatico non è l’unico elemento: “entro il 2050 – ha spiegato il rappresentante della Fao – raggiungeremo dieci miliardi di persone e dovremo garantire il 50% di alimenti più, con tutte le conseguenze che ciò comporta”. Quanto alle foreste artificiali “bisogna cogliere la loro importanza e necessità, nonostante non garantiscano lo stesso livello di biodiversità. Tuttavia in alcune aree del pianeta si potrebbe usare la piantumazione per rispondere alle esigenze di alcune realtà, magari alleviando la pressione sulle foreste naturali”. Sul recupero delle foreste e del paesaggio, ha ricordato McGuire, “dobbiamo sostenere l’obiettivo di recuperare 350 milioni di ettari entro il 2020. Un obiettivo ambizioso sul quale molti Paesi si stanno impegnando con grande serietà”.