Amazzonia, deforestazione potrebbe arrivare al 40% “Sarebbe un dramma per l’intera umanità”
Il calcolo arriva dagli esperti intervenuti nella giornata conclusiva del 15° Forum internazionale dell’Informazione per la Salvaguardia della Natura organizzato da Greenaccord Onlus e dalla Regione Toscana a San Miniato. Presentati gli obiettivi del Sinodo dei Vescovi che ad ottobre sarà dedicato al polmone verde del mondo
San Miniato, 9 marzo 2019 – C’è il serio rischio che la deforestazione dell’Amazzonia, polmone verde del mondo, raggiunga il 40% dell’area totale. Una tragedia globale che porterebbe con sé danni irreparabili per l’intera umanità. L’allarme è stato lanciato dagli scienziati nella giornata conclusiva del 15° Forum internazionale dell’informazione ambientale organizzato da Greenaccord Onlus e dalla Regione Toscana a San Miniato.
L’Amazzonia è una regione in cui vivono 33 milioni di persone ed è davvero il polmone dell’umanità, ha ricordato Mauricio Lopez, segretario esecutivo Repam (Red Eclesial por l’Amazonia). “I media devono aiutare ad amazzonizzare il mondo. Basta pensare che il 20% dell’acqua consumata sul Pianeta viene dal territorio amazzonico, questo significa che tutto il mondo ha il dovere di interessarsi a questa regione”. Non solo le risorse idriche ma anche la quantità di ossigeno, il patrimonio genetico e la capacità di catturare il carbonio “rende questa foresta fondamentale per la vita di tutti. Occorre bloccare il modello di espansione del sistema agricolo, dell’allevamento e dell’estrazione perchè se il livello di deforestazione arriva al 40% il futuro del pianeta sarà a rischio”, ha spiegato l’esponente del Repam.
Per mitigare gli effetti climatici occorre quindi predisporre risposte immediate, ha spiegato Fritz Hinterberger, direttore scientifico e presidente dell’Istituto europeo dello Sviluppo Sostenibile (Seri). In particolare, “dobbiamo ridurre l’80% di CO2 in quanto i dati economici dicono che la crescita economica sta rallentando mentre le emissioni aumentano”. La deforestazione provocherà l’aumento dei prezzi dei prodotti agricoli con il risultato di accrescere la povertà nel mondo e per questo “bisogna rivedere i modelli di consumo, promuovere nuovi stili di vita e un’economia circolare dematerializzata”.
Michele Ieradi, direttore di Esri Italia, ha sottolineato come attraverso l’intelligenza artificiale e i sistemi Gis di gestione geospaziale è possibile mettere a punto un sistema di protezione delle aree verdi. Il nostro pianeta potrebbe contenere 4,2 trilioni di alberi, ha aggiunto Ieradi, ricordando la campagna trilliontreecampain.org che gestisce attraverso un sistema informatico la possibilità di donare un albero in qualsiasi parte del mondo seguendone il tasso di sopravvivenza e la manutenzione dello stesso.
Anche la Chiesa cattolica porrà l’Amazzonia al centro delle sue riflessioni e decisioni planetarie. Le date da segnare in rosso sono quelle dal 6 al 27 ottobre prossimo: in quel periodo si svolgerà infatti il Sinodo dei vescovi dedicato al territorio amazzonico. “Sono convinto che il processo sinodale che culminerà nell’assemblea speciale del prossimo ottobre darà un buon contributo nella costruzione di una Chiesa dal volto amazzonico e nell’implementazione di un’autentica ecologia integrale” ha dichiarato il cardinale Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo dei Vescovi. Un appuntamento – quello del sinodo per l’Amazzonia – particolarmente urgente per intervenire contro la “profonda crisi causata da una prolungata ingerenza umana, in cui predomina una ‘cultura dello scarto’ e una mentalità estrattivista” ha spiegato il cardinale, citando i documenti preparatori del Sinodo. “La crescita smisurata delle attività agricole, estrattive e di disboscamento dell’Amazzonia non solo ha danneggiato la ricchezza ecologica della regione, della sua foresta e delle sue acque, ma ha anche impoverito la realtà sociale e culturale. Ha obbligato a uno sviluppo umano non ‘integrale’ né ‘inclusivo’ del bacino amazzonico”.